Dopo le dimissioni di Eugenio Guarducci, motivate dall’assessore con la necessità di prendere atto dei risultati delle urne del 4 marzo 2018 (elezioni politiche, ndr) arriva la lettera di Franco Matarangolo, consigliere del Pd.
“Caro Eugenio,
ho letto la tua nota, in cui cerchi di spiegare le ragioni delle tue dimissioni da assessore a cultura e turismo del comune di Assisi, ma ti confesso, forse per limiti miei, che non riesco a cogliere fattori insormontabili che giustifichino il tuo disimpegno, soprattutto se rapportati ai tempi e al modo utilizzati”.
“Perché vedi – scrive Franco Matarangolo – anche se continui a definirti un assessore tecnico, sei stato un assessore politico a tutto tondo, inserito in una compagine politico-amministrativa, la qual cosa impone la condivisione sia delle cose che vanno, sia di quelle che non vanno. È nei momenti di difficoltà che i condottieri si fanno valere, non abbandonando la nave, ma proponendo i correttivi delle carenze che vedono prima degli altri”.
“Partiamo dalla prima delle due o tre cose disseminate nella tua prosa: evidenzi la necessità di un tagliando, all’indomani del voto del 4 marzo, questo non era solo il tuo pensiero perché, avvicinandosi a metà consiliatura, appariva un passaggio quasi fisiologico, ma le verifiche (absit iniuria verbis) dello spartito si fanno coinvolgendo tutti gli attori o gli orchestrali. Parli di una non perfetta collimazione di vedute con la sindaco, ma aggiungi che non c’era nulla che non si potesse superare con una buona dose di reciproca capacità di ascolto, il che significa che ne avreste potuto parlare o ne avremmo potuto parlare. Dici che il voto del 4 marzo ha cambiato il mondo politico e noi non ce ne siamo accorti, mente tu si, quindi la risposta è: andiamo tutti a casa, intanto comincio io.
Non è così – sostiene Franco Matarangolo – io sono tra quelli che sanno distinguere da decenni il voto politico da quello ammnistrativo, più legato ai programmi per il territorio e agli interpreti di questo programma, quindi la risposta non è l’abbandono, in attesa della palingenesi, ma il rafforzamento della presenza e dell’impegno per garantire l’attuazione del programma, su cui si verrà tutti giudicati alla fine del mandato.
Ti trovo ingeneroso quando esprimi una postuma disistima nei confronti dei rappresentanti locali del PD, che pure ti hanno sostenuto lealmente e generosamente anche quando avrebbero potuto avanzare qualche perplessità sui passaggi amministrativi di qualche iniziativa da te ideata. L’antitodo a questa poca considerazione delle capacità dei compagni di strada c’era: non accettare l’incarico. L’ultimo lascito, permettimi, sa più di coup de theatre, quello di affidare l’assessorato ad un rappresentante indicato dai 5stelle, non ha le gambe. Si sporcano le mani, in senso nobile, nel governo di una comunità, se a dare le carte sono loro, e poi vuoi mettere meglio sostenere una Alberti Casellati, con Lodo Alfano annesso, che una Proietti. Il tagliando ce lo dovremo fare da soli, ce ne faremo una ragione, ce la metteremo tutta, poi – conclude ‘con amicizia’ Franco Matarangolo – c’è sempre un giudice che darà il suo responso, i nostri concittadini”.
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