Teologi, filosofi ma anche tante famiglie si sono date appuntamento dal 14 al 16 Settembre presso Assisi per il Convegno Nazionale sulla Teologia della Tenerezza in Papa Francesco, organizzato dal Centro Familiare Casa della Tenerezza di Perugia. La giornata conclusiva dei lavori si è aperta con la riflessione sistematica del gesuita p. Gerard Whelan sui fondamenti teologici di papa Bergoglio. Partendo dalla visione argentina della teologia della liberazione (o teologia del popolo), Whelan ha spiegato come questa – grazie alla cosiddetta opzione preferenziale per i poveri – diventi già una vera e propria teologia della tenerezza. Addentrandosi nella riflessione sugli autori Lonergan e Doran, p. Whelan ha concluso che la scelta fondamentale “per i poveri” è connessa con la virtù della carità, quindi, a partire da qui, è possibile pensare una teologia della tenerezza nascente.
A seguire è stato il momento della pastorale familiare, con il direttore dell’Ufficio Nazionale di Pastorale Familiare CEI, don Paolo Gentili: attraverso l’episodio delle nozze di Cana, don Gentili ha percorso quello che è il cammino degli sposi. Gli sposi non riescono ad amarsi di un amore perfetto se non consegnano le loro fragilità a Gesù, come quell’acqua “sporca” negli otri di Cana. Solo così può avvenire il miracolo della guarigione, attraverso il sacramento nuziale. Assieme a lui, la coppia di sposi Barbara Baffetti e Stefano Rossi, responsabili della pastorale familiare in CEU: essi hanno messo in luce la spiritualità coniugale come spiritualità di tenerezza, così come rintracciabile in tutti i documenti di Papa Francesco. Questo aiuta a superare una visione riduttiva della spiritualità coniugale familiare e permette di “volare alto”. Spiritualità di comunione, di amore esclusivo e libero, spiritualità della cura, della consolazione e dello stimolo. Così la vita degli sposi e della famiglia diviene luogo teologico di grazia e cammino di santità, attraverso la “lente” della tenerezza, che inquadra quei migliaia di gesti reali e concreti della vita quotidiana fra i quali dimora Dio.
La sessione morale del convegno Teologia della Tenerezza in Papa Francesco ha visto l’intervento di mons. Basilio Petrà, che ha sottolineato l’irrilevanza della tenerezza nella teologia morale fino alla metà del XX secolo. P. Giuseppe Anzalone ha proposto una sorta di viaggio dantesco attraverso la selva oscura della vita, verso le “periferie esistenziali” dove si trovano le anime-perse degli ultimi. Da qui ha spiegato come la Tenerezza di Dio sia questo abbassarsi verso gli ultimi, e come questo costituisca una via di guarigione materiale, psicologica e spirituale e riflesso dell’azione storico-salvifica di Gesù. In questo senso la teologia della tenerezza di Papa Francesco è il liet-motiv del suo magistero pontificio.
Nella riflessione conclusiva della tre giorni del convegno Teologia della Tenerezza in Papa Francesco, elaborata da mons. Carlo Rocchetta è emersa la necessità di superare la dicotomia cartesiana tra corpo e mente sul versante filosofico e porre la teologia in cammino, capace di essere – come ha detto papa Francesco – un “esistenziale concreto”. Tra le proposte di Rocchetta, introdurre un corso, magari opzionale, di teologia della tenerezza nei seminari o nelle facoltà o in generale nei luoghi dove si fa teologia; tenere delle scuole di tenerezza nelle chiese locali; proporre corsi di pedagogia della tenerezza anche in ambienti laici (ad esempio per i genitori); erigere dei luoghi di culto alla Divina Tenerezza: al momento esiste solo un santuario ad essa dedicato e si trova in Brasile; promuovere un anno giubilare della tenerezza.
Il convegno Teologia della Tenerezza in Papa Francesco si è concluso con la lettura della preghiera del servo di Dio, don Tonino Bello (che ha ricevuto lo scorso aprile la visita di Papa Francesco nei luoghi del suo episcopato e sulla sua tomba in terra di Puglia): “Dona alla tua Chiesa tenerezza e coraggio” (Omelia, 19 aprile 1984).
Foto © Mauro Berti
© Riproduzione riservata