(Flavia Pagliochini) “Siete venuti davvero in molti, ben preparati a partecipare a queste giornate di festa e di fede, attorno a san Francesco, testimone dell’amore e della tenerezza di Dio, della fraternità con l’umanità tutta e con l’intera creazione. Oggi donate l’olio che farà ardere per tutto l’anno la lampada posta presso la sua tomba, a dire tutto l’affetto che portate per lui, tutta la fede nella sua intercessione“. Lo ha detto il custode, fra Marco Moroni, in apertura delle celebrazioni per la Festa di San Francesco 2024, nella basilica superiore di San Francesco, dopo l’arrivo del colorato corteo civile e religioso da piazza del Comune a piazza San Francesco.
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“Ho molto apprezzato la scelta di raccogliere l’olio coinvolgendo tutte le comunità, anche le più piccole e remote. Questo senso di comunione è ben presente nella vostra storia: la Sicilia è sempre stata crocevia di popoli che hanno plasmato la vostra ricchissima cultura e hanno lasciato i segni delle loro civiltà nell’arte, nella religiosità, nella cucina, nel temperamento, in una feconda sintesi tra il lavoro umano e la grande bellezza e varietà della natura. Da sempre la Sicilia – ha ricordato il custode nel saluto di apertura della Festa di San Francesco 2024 – è terra ospitale. Oggi lo è anche con i migranti che giungono numerosi sulle sue coste in cerca di una vita più dignitosa. È certamente una sfida del nostro tempo, che occorre gestire con lucidità, ma anche con la pratica profetica della fraternità che san Francesco ci ha insegnato e che certamente può contribuire ad affrontare anche tanti altri problemi, come quelli della siccità e della criminalità organizzata. Chiediamo perciò a san Francesco in questa celebrazione di intercedere per tutti noi, per la vostra regione e per l’Italia intera“. (Continua dopo il video – link diretto)
Nel corso della messa per la Festa di San Francesco 2024 l’omelia è stata tenuta da monsignor Antonino Raspanti: “Siamo in questa basilica, pellegrini di quell’immagine di Cristo povera e umile che è Francesco, perché vogliamo seguirne le orme, che con sicurezza ci rendono veri discepoli del divino Maestro. Venuti dalla Sicilia, siamo una porzione di Italiani che cerca in questo Frate del Medioevo un sicuro orientamento per il proprio cammino lungo una strada che appare piena di insidie. L’olio che portiamo in dono raffigura noi stessi perché esprime il nostro desiderio di rimanere vicini a lui nelle sue spoglie mortali, qui custodite, per attingere alla sua ispirazione spirituale, conservata dai Frati, e non smarrire la giusta direzione“.
Nell’anno dell’ottocentenario delle Stimmate, monsignor Rasppanti ha ricordato appunto “il segno che fu concesso anche a Francesco ottocento anni fa, nel settembre 1224, quando ‘nel crudo sasso intra Tevero e Arno da Cristo prese l’ultimo sigillo, che le sue membra due anni portarno’, secondo la descrizione di Dante nella Commedia. Così fu noto a tutti quanto egli fosse intimamente unito al Signore, il quale lo rendeva partecipe della propria donazione amorosa per l’umanità e sigillava la missione di Francesco di ricostruire la sua Sposa, la Chiesa“. Secoli dopo, “I Padri della Repubblica, di tradizioni culturali e fedi diverse, i governanti e il popolo italiano hanno ben colto il nocciolo di questo messaggio, accogliendo Francesco quale patrono d’Italia, dichiarato tale da papa Pio XII. Noi Italiani tutti desideriamo così attingere alla sorgente della pace e della concordia per berne direttamente e diffonderla”.
“Siamo consapevoli – ha aggiunto monsignor Raspanti – di non essere qui dinanzi a valori, per quanto alti e preziosi, come la concordia e la fraternità; siamo dinanzi alle spoglie di un uomo con un vissuto che lo rende eccellente testimone e profeta che indica la sicura via della pace. Forse potremmo arrischiare di dire che non riusciamo nell’odierna convivenza sociale ad accogliere il migrante, a frenare la violenza, a curare i deboli e i poveri, a espungere il malaffare proprio perché non riusciamo a raggiungere la sorgente dei valori, cioè il perdono e la riconciliazione, l’umiltà e la mitezza. Se il risanamento non accade nel profondo delle radici, non vedremo mai i frutti dell’albero. Cristo crocifisso e Francesco, piccolo e stigmatizzato, hanno raggiunto il fondo risanando e inaugurando la nuova creazione. Noi discepoli e pellegrini siamo qui con i nostri governanti e amministratori a chiedere umilmente l’acqua di questa fonte, fiduciosi che Cristo per intercessione di Francesco la riversi abbondante su di noi e sull’Italia intera“.
Foto redazione Assisi News e screenshot Rai
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