“L’epidemia del Coronavirus in corso ci chiede di esprimere con la preghiera la nostra vicinanza alle vittime e ai loro familiari”. È questo uno dei passaggi dell’invito del vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino, monsignor Domenico Sorrentino, lanciato in occasione dell’appuntamento di preghiera per la pace per la Cina, fissata per il 27 febbraio. La preghiera del 27 ricorda lo storico incontro interreligioso del 1986 voluto da San Giovanni Paolo II. L’appuntamento voluto dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino e portato avanti dalla Commissione diocesana per lo “Spirito di Assisi” si ripete con cadenza mensile.
“Ancora una volta – prosegue il vescovo a proposito della Giornata di preghiera per la pace per la Cina – facciamo esperienza di quanto sia fragile la nostra umanità e come proprio la fragilità ci fa sentire più “simili” e ci aiuta a vincere la tentazione di sperimentare le nostre appartenenze in termini distanti, diffidenti ed ostili. Per questa ragione, nel consueto appuntamento del 27 di ogni mese in cui chiediamo alle espressioni religiose più diverse di unirsi spiritualmente con noi discepoli di Cristo nella preghiera per la pace, vogliamo volgere l’attenzione verso la Cina e i numerosi popoli, etnie e culture che la abitano. In particolare chiediamo di pregare per quanti in quel Paese vivono una situazione di povertà che forse maggiormente li espone al contagio e alle sue conseguenze più gravi”.
“Al tempo stesso vogliamo volgere il pensiero a coloro che lì soffrono anche nel vedere i propri diritti violati. Ci auguriamo che anche le ultime fasi del dialogo tra la Santa Sede e la Cina in tema di libertà religiosa siano il segno di una crescita per tutti, in quell’immenso Paese, di un clima di maggiore tolleranza e comprensione delle differenze etniche e culturali. Auspichiamo che a ciò spinga anche lo sviluppo del dialogo sul piano internazionale al di là degli interessi economici e geo-politici. Il 27 di febbraio – conclude il vescovo – , ciascuno con le proprie comunità di appartenenza, secondo la propria tradizione di culto o nel silenzio della propria casa, rivolga al Dio unico la preghiera per questo grande Paese e per tutti i suoi figli sparsi nel mondo”.
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