“Questa è una giornata per riflettere e per prendere coscienza. Una giornata che deve segnare tutte le altre nostre giornate”. Lo ha detto il vescovo della diocesi di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino durante la messa di domenica 19 novembre celebrata nella Basilica di Santa Maria degli Angeli in occasione della prima Giornata mondiale dei poveri.
“La giornata di oggi – ha aggiunto il vescovo – non è un messaggio per gli altri. Nel disegno di Papa Francesco è una giornata che vuole mettere in moto la Chiesa di Dio perché sia coerente con la sua fede. Il mondo che abbiamo davanti ci interroga fortemente. Se allarghiamo lo sguardo vediamo che ci sono un’infinità di esseri umani che sono nella sofferenza. La disoccupazione sembra stia aumentando, ci sono bambini che muoiono di fame. C’è una povertà nel mondo che è straripante. La povertà ha tanti volti: povertà economica, della solitudine, delle dipendenze, di una società che non ha più orientamento. Ricordarci dei poveri significa prendere coscienza di tutto il mondo delle povertà. La Chiesa oggi prende coscienza di una sua profezia”.
Dopo la celebrazione eucaristica sono seguite, nella parrocchia di Santa Maria degli Angeli, nel corso della prima giornata mondiale dei poveri ad Assisi sono seguite le testimonianze raccolte da suor Elisa Carta, direttore della Caritas diocesana la quale ha anche illustrato le opere-segno e le attività poste in essere dall’ente stesso. Suor Elisa ha anche raccontato come di fronte alla domanda con la quale un bambino le ha chiesto perché amasse i poveri lei ha risposto “Perché sono i prediletti dal Signore”.
Tra le tante testimonianze della prima giornata mondiale dei poveri ad Assisi, c’è stata quella di Joy una giovane mamma che aveva quattro figli e nel suo paese era maltrattata dall’uomo che l’ha resa madre. È venuta in Italia per la disperazione. É scappata lasciando i figli con sua madre che è senza mezzi. Circa due mesi fa il figlio più piccolo è morto di fame. Joy ha ricevuto la fede del battesimo che l’ha aiutata in questa difficile prova. È seguita la testimonianza di Barbara, responsabile della casa “La Madonnina” di Santa Maria degli Angeli che attualmente ospita donne con bambini, un ragazzo del Kosovo per cure mediche, un ragazzino di 13 anni e altre donne che arrivano per il primo intervento. “Cerchiamo di vivere una vita familiare – ha detto – cercando di andare d’accordo come in una famiglia normale e ci stiamo riuscendo. Prendersi cura di questi ragazzi è un’esperienza faticosa, ma che arricchisce. Finito il tempo di permanenza presso la casa i rapporti con gli ospiti proseguono in quanto ci sono delle esperienze che ci legano loro profondamente”. Sono seguite le testimonianze di chi ha perso il lavoro ed è stato accolto in una delle strutture della Caritas, di chi si è convertito al Cristianesimo ed ha avuto forti difficoltà nel proprio Paese dovendolo abbandonare. Al termine di queste testimonianze è seguito un momento conviviale di profonda fraternità.
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