(Flavia Pagliochini) Un assisano, l’ingegnere Alberto Capitanucci, dietro al secondo più grande e completo restauro del baldacchino di Gian Lorenzo Bernini (ma vi hanno collaborato altri grandi artisti come Borromini) che sovrasta la tomba dell’Apostolo Pietro, all’interno della Basilica omonima a Roma, cuore della cristianità e al centro del Giubileo.
Un lavoro che si è svolto a 250 anni dagli importanti interventi conservativi settecenteschi e a 400 dall’inizio dei lavori per il Baldacchino, iniziato a febbraio, con l’allestimento delle enormi impalcature, e che è durato poco meno di dieci mesi, per venire riaperto il 27 ottobre, “la data della Giornata mondiale di preghiera per la pace che San Giovanni Paolo II volle ad Assisi nel 1986. È poi la domenica in cui si celebrerà quest’anno la messa di chiusura del Sinodo”, ha spiegato il cardinale Mauro Gambetti, già custode del Sacro Convento di Assisi. “È un’opera di restauro memorabile, straordinaria – ha detto ancora Gambetti – Papa Francesco è venuto a vedere come procedevano i lavori e ha apprezzato molto: grazie al restauro, il Baldacchino manifesta la bellezza che la Chiesa dovrebbe riflettere”.
Il giorno dell’inaugurazione del restauro verrà mostrata al pubblico anche la Cattedra di San Pietro, un antico manufatto in legno, una specie di trono, che normalmente è custodito nella zona absidale della Basilica, dentro un altare. Capitanucci, già assessore ad Assisi e oggi responsabile dell’area tecnica della Fabbrica di San Pietro in Vaticano, ha riferito ai giornalisti che i lavori erano stati avviati “con molti timori perché l’accessibilità del Baldacchino è sempre stata un problema” ed infatti “l’ultimo grande restauro è di circa 250 anni fa”. Poi ha rivelato anche alcuni aneddoti dei lavori di questi mesi che “raccontano la vita, come le firme e le sigle che i sampietrini addetti alle pulizie hanno lasciato nel corso dei secoli nella parte superiore, sotto i fastigi”. I restauratori hanno raccontato ad Avvenire che nel corso dei lavori sono state fatte piccole scoperte legate alla lunga storia del Baldacchino: “Dalla lista della spesa di un sampietrino del ‘700 alla scarpetta di un bambino che il padre manutentore ha lasciato quasi come voto che il figlio un giorno potesse prendere il suo posto”. Al restauro hanno collaborato l’archivio vaticano, i Musei vaticani, le maestranze della Fabbrica di San Pietro, oltre agli esperti restauratori. Un sostegno economico è arrivato dal Cavalieri di Colombo.
Foto da Basilica Papale di San Pietro
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