A 174 anni dalla morte, avvenuta il 9 novembre 1848, Assisi ricorda il venerabile Antonio Pennacchi, sacerdote diocesano per il quale è in corso la causa di beatificazione, con una messa in programma domenica 6 novembre alle ore 10,30 nell’abbazia di San Pietro, dove si trova la sua tomba. La celebrazione sarà presieduta dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino e si chiederà l’intercessione di don Antonio per la guarigione di don Giovanni Raia, sacerdote diocesano, canonico penitenziere del Capitolo della Chiesa Cattedrale di San Rufino, in ospedale da diverso tempo. “Il suo zelo di sacerdote colto e pio, ricco di grandi doni mistici e di grande umanità, capace di elevarsi all’altezza delle estasi e di battere poi la città, casa per casa, per diffondere il nome di Gesù e Maria, fece allora la differenza. Assisi riconobbe in lui un uomo di Dio, al quale oggi si interessano anche i laici”, spiega suor Alessandra Rusca, postulatrice del processo di beatificazione e canonizzazione.
Il venerabile Antonio Pennacchi è nato a Bettona nel 1782 e vissuto in Assisi, nella parrocchia di San Pietro dove ora, come detto, si trova la sua tomba. La sua vita è ricca di spunti e di momenti di grande spiritualità. Si sentì chiamato dal Signore alla vocazione sacerdotale e a 18 anni, all’inizio del 1800 si trasferì in Assisi per continuare gli studi filosofici e teologici. Si distinse subito per la sua intelligenza, per il suo impegno e per la pietà.
Fu ordinato sacerdote il 22 marzo 1806 dal vescovo Francesco Maria Giampé che, per la sua grande cultura, lo nominò insegnante di grammatica superiore nelle scuole municipali di Assisi e cappellano nella chiesa abbaziale di San Pietro e delle suore clarisse francescane di Sant’Andrea. Il fondamento della sua spiritualità sarà il mistero dell’Annunciazione e dell’Incarnazione del Figlio di Dio e per tutta la sua vita sarà l’apostolo dei nomi di Gesù e Maria. Da qui nascerà il suo amore alla povertà, alla preghiera, all’umiltà e penitenza sull’esempio di San Francesco. Il suo campo di lavoro fu l’assistenza e la formazione dei ragazzi, dei giovani e l’amore, l’aiuto ai poveri, ai malati, con i quali divideva il suo stipendio di insegnante. Come San Filippo si circondò di ragazzi che raccoglieva dalle strade e fu il giullare di Dio. La causa di beatificazione, aperta nel 1905 dalla Santa Sede, per contingenze storiche non ebbe seguito e solo nel giugno del 2016 è stata riavviata con un decreto del vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino proprio perché don Antonio Pennacchi venga elevato agli onori degli altari.
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