Il Piccolo Teatro degli Instabili ad Assisi continua la sua attività ospitando – sabato 4 dicembre alle 17:30 – un evento molto speciale: la presentazione del libro “Cominciò che era finita – L’ultima vita di Carmelo Bene” di Luisa Viglietti (edizioni dell’Asino 2020). Sarà presente l’autrice e interverranno Piergiorgio Giacchè, antropologo, e Bruna Filippi, storica del teatro, amici di Carmelo Bene e profondi conoscitori della sua opera. Gli stessi che sono autori, tra l’altro, degli scritti critici che accompagnano il cd dello spettacolo “Amor morto-Concerto mistico” di Silvia Pasello e Ares Tavolazzi, nel quale sono raccolti i materiali su cui Bene lavorava per un “Concerto di fine Millennio”, dedicato alla letteratura dei mistici, che avrebbe voluto realizzare ad Assisi. Introdurrà Francesca Tuscano. La preziosa testimonianza di Luisa Viglietti, la fedele compagna che “riporta Carmelo con i piedi per terra”, svela il lato più intimo e fragile dell’uomo, oltre gli stereotipi incarnati dalla consueta narrazione di Carmelo Bene.
Francesca Tuscano, curatrice dell’incontro, nel recensire il libro scrive: ‘Cominciò che era finita’ non è solo una biografia di Carmelo Bene, è un libro sull’amore, sul teatro come scelta di vita, su una donna che ha fatto della propria solidità la base sulla quale un autore complesso ha costruito le sue altezze. L’autrice è protagonista del racconto quanto il compagno, perché è donna di teatro e di cultura. Una non-attrice che, creando costumi, accompagna Bene fino al cuore del suo lavoro, tanto da diventare presenza imprescindibile anche nella scrittura pura. Con lei si entra nel lavorio di Bene senza l’interferenza della “presenza/opera d’arte” dell’autore. Il punto di vista costruito dall’artista di se stesso su se stesso salta, permettendo la ri-percezione della costruzione dei suoi testi. Persino chi ha fatto dell’ovvio rappresentabile il criterio interpretativo di Bene, leggendo queste pagine deve ammettere che non è stato un “fenomeno”, ma uno dei più grandi classici del Novecento. Leggere questo libro è rendere omaggio all’irrapresentabile della vita e dell’arte. E perciò ci commuove, obbligandoci a vedere l’oltre”.
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