Dopo un iter travagliato, sta per essere approvata la legge regionale sull’omofobia in Umbria. La proposta di legge, presentata dai consiglieri dem Giacomo Leonelli e Attilio Solinas e chiesta dagli attivisti da almeno 10 anni, sarebbe dovuta arrivare a palazzo Cesaroni qualche giorno fa, ma è slittata perché il consigliere dell’opposizione Sergio De Vincenzi ha avanzato la richiesta di rinvio in terza Commissione per un vizio procedurale – l’assenza di una norma finanziaria aggiornata. Il problema, secondo De Vincenzi, starebbe nel fatto che la legge era stata approvata a giugno con una copertura finanziaria che valeva, però, solo fino alla fine del 2016. Di fronte al rinvio, immediata è stata la reazione degli attivisti dell’Omphalos, convinti che il vizio formale sia soltanto una scusa per «affossare definitivamente la legge».
La proposta di legge “Norme contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale” è stata presentata per la prima volta nell’ottobre del 2007 e approvata dal Consiglio Comunale di Perugia, pochi giorni dopo, con una votazione qualificata di due terzi, sulla scia di quanto avvenuto in Toscana, regione pioniera con una normativa sul tema dal 2004. In seguito la legge è stata inviata all’esame dell’Assemblea legislativa regionale, dove però il testo è rimasto in un cassetto per dieci anni. Il voto finale sulla legge regionale sull’omofobia in Umbria è atteso per oggi, martedì 28 marzo.
Alla vigilia dell’approvazione della legge regionale sull’omofobia in Umbria, il vescovo di Assisi: “Ci sia attenta riflessione” interviene il vescovo di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino: riportiamo l’intervento integrale
“Persone di diversa ispirazione – cristiana e non – mi chiedono di esprimermi, come pastore, sul dibattito che si sta svolgendo nel parlamento regionale a proposito della legge mirante a respingere ogni sorta di discriminazione legata a orientamenti sessuali”.
Premetto che il nostro compito di pastori, in genere, si svolge più volentieri nei tempi lunghi dell’evangelizzazione e dell’educazione. Non amiamo interventi estemporanei, e tanto meno quelli che possano dare anche solo l’impressione di interferenze nei legittimi processi di decisione democratica delle assemblee rappresentative.
Sento tuttavia di non poter deludere quanti si aspettano una parola. E da Assisi, luogo simbolo di pace e di dialogo, questo non può che essere un appello accorato alla reciproca comprensione, alla attenta riflessione, alla comune responsabilità.
Quanti hanno a cuore i valori della convivenza ispirata a questi valori, non dimentichino che il tema della famiglia, nella sua verità naturale che fa di un uomo e una donna partners di vita stabile e generatrice di figli, non è una questione marginale. Ne va del presente e del futuro della società.
Il rispetto per altre forme di unione e per le persone che, a diverso titolo, le scelgono, non può giungere a mettere in sordina il valore della famiglia. L’espressione ferma e la testimonianza credibile di questa convinzione, pur sempre nel rispetto delle persone di diversa opinione, è vitale per un dibattito che faccia crescere insieme la libertà, il buon ordine sociale e la democrazia. L’obiettivo di scongiurare la discriminazione in base agli orientamenti sessuali dei singoli è plausibile. Ogni persona merita rispetto, accoglienza ed anzi, cristianamente, amore. Ciò non esime tuttavia dalla valutazione etica dei comportamenti oggettivi. Nessun bavaglio può essere messo ai pensieri e alle parole, tanto meno alla coscienza, e la democrazia senza dibattito è destinata a degenerare nel totalitarismo del pensiero unico.
Lo stile esagitato e gli insulti reciproci non servono. Nel solco di san Francesco, che non esitò a scrivere una lettera ai governanti, chiedo ai credenti l’impegno della preghiera e della testimonianza, mentre invio un cordiale saluto a quanti, nella pubblica opinione o nei luoghi della politica, sono impegnati nel dibattito su questi temi cruciali.
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